SMART CITY: DI COSA PARLIAMO?
Secondo gli esperti, entro il 2050 una percentuale tra il 60 e il 70% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane, raddoppiando i numeri attuali. Un’urbanizzazione così rapida e su larga scala deve essere gestita per poter garantire efficienza, sostenibilità e una buona qualità della vita. Bisogna, in poche parole, ripensare il concetto di città, individuare tutta una serie di dinamiche e di fattori utili al loro sviluppo, “ri-disegnarle” e “ri-organizzarle” nell’ottica di ottimizzazione delle risorse, dove per risorse si intendono quelle energetiche, ambientali, economiche e umane (capitale umano, tempo, relazioni ecc...). Da qui nasce l’esigenza di avere aree urbane “intelligenti”, smart cities appunto, progettate in modo da creare sviluppo economico e una qualità della vita elevata attraverso l’impiego delle tecnologie e l’ottimizzazione delle risorse, ma che siano anche al passo coi tempi ed eleganti.
In tre parole: intelligente, digitale, inclusiva.
Il cuore della città sarà tecnologico e dovrà intervenire nelle seguenti macroaree: economia, vivibilità, mobilità, ambiente, governarce e persone. L’ICT (information & communication technology) è da tempo centrale all’interno delle nostre vite, ma ciò che cambia rispetto al passato è il suo scopo: da strumento per migliorare prodotti e processi diventa strumento per migliorare il benessere delle persone all’interno delle comunità in cui vivono.
AREE DI INTERVENTO
ECONOMIA
L’economia della smart city è basata soprattutto sulla ricerca e sull’innovazione, basata sulla condivisione della conoscenza e sulla valorizzazione del talento e della creatività. Una visione del genere, soprattutto la condivisione della conoscenza, richiede un elevato livello di collaborazione tra enti pubblici, enti privati e singoli cittadini, così come una riorganizzazione del lavoro e delle sue modalità (co-working, hub ecc…).
VIVIBILITÀ
Il miglioramento della qualità della vita dei cittadini è l’obiettivo principale della smart city e ruota attorno a fattori come l’offerta culturale ed educativa, le condizioni di salute e di sicurezza, coesione sociale, partecipazione, welfare…
AMBIENTE
Lo sviluppo sostenibile è la strada necessaria da intraprendere in tempi in cui la civiltà umana impatta in maniera a volte devastante sull’ambiente, sul territorio, sul clima e sul pianeta intero. L’uomo è diventato attore ecologico globale, e per questo motivo è necessario che sia l’utilizzo di risorse energetiche che del territorio debba essere ottimizzato in modo che possa essere sostenibile. A partire proprio dalle città. Le iniziative in tal senso sono tantissime: raccolta differenziata dei rifiuti, riduzione delle emissioni di CO2, bonifica di aree dismesse, protezione e gestione delle aree verdi urbane, edilizia razionale ecc…
MOBILITÀ
È l’area in cui nel panorama italiano si osservano le trasformazioni (o i tentativi di trasformazione) più interessanti: bike e car sharing, auto elettriche, intensificazione del trasporto pubblico, infomobilità, mobility management ecc…, il tutto per rendere più agevoli ed efficienti gli spostamenti all’interno e all’esterno dell’area urbana. Giusto per fare un esempio, in una smart city il “conflitto” Uber vs taxi non avrebbe senso: piuttosto si cercherebbe di inserire questi nuovi servizi nell’offerta di mobilità urbana in maniera organica in modo che possa essere davvero un servizio utile al cittadino. Così come non ha senso avere un’app per controllare il servizio di trasporto pubblico real time, quando poi il servizio stesso è scadente.
PERSONE
Non solo libero confronto tra cittadini e amministrazione, ma anche scambio culturale, condivisione, interazione, dialogo, coinvolgimento, ascolto. Lo “smart citizen” ritrova la consapevolezza di essere co-autore delle politiche pubbliche e della smart city stessa, è un portatore di idee e sviluppa le sue competenze, le sue capacità relazionali, l’istruzione, la creatività, l’apertura mentale…
GOVERNANCE
Trasparenza prima di tutto, nonché adozione di un modello di governo che favorisca il welfare (la conciliazione famiglia-lavoro giusto per fare un esempio), la partecipazione civica e tutto l’insieme di politiche sociali, sia presente sul territorio, che incentivi l’innovazione sociale e che realizzi concretamente la “smart community” e lo “smart network” (connessione, condivisione, confronto e scambio con le altre città smart), che realizzi le infrastrutture necessarie (non basta il Wi-Fi pubblico o un lampione connesso!) affinché la città mostri tutta la sua “intelligenza” e tutte le “energie civiche” che la compongono non vengano disperse.
INDICAZIONI PER L'USO
Tra i molteplici esempi che possiamo fare, tra i servizi indispensabili nella smart city ci sono i parcheggi “intelligenti” (all’esterno del nucleo urbano, per incentivare l’uso del trasporto pubblico e ridurre drasticamente l’inquinamento), edifici “intelligenti” (soprattutto “green”, che puntano all’efficienza energetica), smaltimento dei rifiuti per la produzione di biogas, energia pulita prodotta all’interno della città stessa (ad esempio tramite pannelli solari sugli edifici), aree verdi, telecomunicazioni digitali, controllo del traffico tramite app ecc…
Alla luce di tutto ciò possiamo dare anche una definizione più precisa di smart city introducendo un ulteriore elemento: una smart city è una città che riesce ad ottimizzare i servizi grazie alla tecnologia, sfruttando i dati provenienti dagli oggetti e dalle persone connesse di cui è popolata, allo scopo di migliorare la loro vita.
Già, i dati… quelli che provengono quotidianamente da operazioni come prelevare da uno sportello bancomat, usare il navigatore o un’app che monitora il sonno, o dal sensore di casa che monitora la temperatura interna dell’appartamento e la regola in base a quella esterna, dalla lavatrice connessa e così via… Questi dati “appartengono” ai cittadini e, un po’ come le tasse, dovrebbero essergli restituiti sotto forma di servizi e digital commodities perché abbiano una qualche utilità. Ma i dati non sono facili da raccogliere, né da interpretare, tantomeno da tutelare: soprattutto sotto quest’ultimo punto di vista (sicurezza, privacy e tutela dei dati) ci sarà molto da lavorare.
Inoltre, come abbiamo già detto, non si può considerare solo la tecnologia come driver principale per condurre il cambiamento: in tal modo si rischierebbe di creare un paradosso e sottovalutare l’importanza di politiche virtuose, rivolte al cittadino, da parte delle amministrazioni locali che hanno il compito di sviluppare sì la città in maniera smart, ma che sia anche a misura d’uomo.
NIENTE DI AVVENIRISTICO
Alcune esempi di smart cities esistono già, altri progetti sono in fase embrionale, e i bandi europei per la presentazione di progetti esistono già dl 2012 (le principali opportunità di finanziamento sono i bandi promossi dalla Commissione Europea dal Settimo Programma Quadro al programma per la Competitività e l'Innovazione in particolare nel sotto-programma ICT), e non mancano forme di partecipazione privata (in particolar modo con grossi player sul territorio). Ad esempio Copenaghen ha preso numerosi provvedimenti in campo energetico, investendo in bioedilizia, rinnovabili (entro il 2020 tutti gli edifici saranno autonomi dal punto di vista energetico) e in mobilità, tanto che il 40% dei cittadini si sposta con la bici; Amsterdam sta sperimentando con enorme successo una partnership tra pubblico e privato, che ha trasformato la città in un enorme laboratorio open, dove coltivare creatività e talenti e dove si possono sperimentare soluzioni per migliorare la qualità della vita dei cittadini; a Vienna si sono riqualificati interi quartieri e si promuove la mobilità elettrica; innovazione imprenditoriale e pianificazione territoriale a Barcellona, dove “nell’innovation district” nascono e si sviluppano numerose startup; ad Helsinki è stato creato un quartiere completamente ecosostenibile, sviluppato secondo criteri ambientali tra cui precise regole sullo sfruttamento delle risorse, la biodiversità e la produzione di risorse alimentari; a Seattle, grazie alla partnership con Microsoft, si sta puntando sul risparmio energetico… Ma ci sono esempi anche in Italia con i progetti di smart city di Milano, Bologna, Trento ecc...
SMART CITIY IN ITALIA
Secondo i dati dell’Anci che ha creato un Osservatorio ad hoc, Italian smart cities, ad oggi in Italia sono stati lanciati 1.311 progetti che coinvolgono più di 15 milioni di cittadini in 158 Comuni per un investimento totale di 3,7 miliardi di euro (planning, mobility ed energy sono le principali 3 aree di investimento).
In Italia, necessariamente, l’applicazione di smart cities porta con sé alcune considerazioni e una serie di valutazioni da fare. Nel territorio italiano ci sono ancora aree afflitte dal digital divide, le città con più di 200.000 abitanti sono solo 15 e l’85% dei comuni ha meno di 10.000 abitanti. Con le smart cities si rischierebbe di allargare ulteriormente il divario tra piccoli e grandi centri urbani, e la soluzione non è di certo quella di condannare i piccoli “a morte certa”, continuando ad incentivare flussi migratori interni. Piuttosto appare necessario ideare soluzioni smart (appunto) anche per comuni di piccole dimensioni, innanzitutto creare opportunità incentivando l’iniziativa privata, investire sulla formazione, sulla pianificazione territoriale ecc…
Ovviamente il percorso che deve portare alla creazione di smart cities è graduale, ma è necessario identificare con attenzione cos’è veramente e concretamente una smart city, per evitare iniziative confuse e inutili… soprattutto perché
ciò che è difficile da definire, è difficile da realizzare.